"Angeli eroici dell'accoglienza"

L'intervento del Cardinale Michael Czerny sul ruolo della Chiesa Greco-Cattolica in Ucraina

Il 29 Marzo il Card. Michael Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale,  ha offerto un intervento al Pontificio Istituto Orientale nel contesto dell'incontro Informativo dedicato a "Il ruolo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina nel contesto della guerra". 

 

Di seguito il testo del discorso intitolato "Angeli eroici dell'accoglienza":

 

 

Incontro Informativo

"Il ruolo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina nel contesto della guerra"

29 marzo 2022 

Pontificio Istituto Orientale 

 

 

Angeli eroici dell'accoglienza

Card. Michael Czerny S.J.

Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio

dello Sviluppo Umano Integrale 

 

All'Angelus di domenica 6 marzo, Papa Francesco ha detto a gran voce: "La Santa Sede è pronta a fare tutto, a mettersi al servizio della pace" in Ucraina. Ha menzionato le missioni di due cardinali, Krajewski e Czerny, in Ucraina per portare la presenza, la protesta e la preghiera, non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e gridare: "La guerra è una follia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!". 

 

Dall'8 all'11 marzo in Ungheria, e dal 16 al 18 marzo in Slovacchia, ho visitato i rifugiati ucraini e coloro che li accolgono. Nel primo viaggio mi sono diretto a est da Budapest al valico di frontiera di Barabás e poi alla città ucraina di Berehove; e nel secondo viaggio sono partito da Kosice in Slovacchia e ho visitato Užhorod in Ucraina.    

 

In Ucraina occidentale la maggior parte dei cattolici è di rito orientale: perciò molti sacerdoti che ho incontrato sono sposati e hanno figli. Anziché fuggire verso Occidente, come la maggior parte degli altri stanno facendo, restano con la famiglia per continuare a prendersi cura della gente e dei profughi in transito. La casa del prete e il centro parrocchiale diventano rifugi sicuri lungo il cammino verso la salvezza, in cui, a ogni ora del giorno e della notte, tutta la famiglia del parroco insieme ai volontari della parrocchia si danno da fare per accogliere chi ha bisogno. 

 

Li chiamiamo volentieri "angeli", coloro che si prodigano per aiutare gli sconosciuti in difficoltà, spesso rimanendo anonimi: famiglie di sacerdoti, ma anche religiosi e religiose, sacerdoti e vescovi celibi, e molti volontari laici. Coloro che offrono cura e accoglienza sono certamente degli eroici angeli. Ma non sono gli unici: La Scrittura ci incoraggia a guardare più profondamente e a riconoscere che anche coloro che arrivano, fuggono, si rifugiano, possono essere angeli sotto mentite spoglie. La Lettera agli Ebrei ci ammonisce: " Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli» (Eb 13,2)

 

Nel mio viaggio ho visto che è vero: lo si capisce dai cambiamenti che accadono in coloro che li accolgono. A Berehove, in una residenza per studenti trasformata in centro di accoglienza, pensavo che avrei incontrato il vescovo e alcuni sacerdoti del luogo. Erano lì, ma insieme a loro c’erano anche i responsabili delle altre comunità cristiane e della comunità ebraica, e il più alto funzionario dell’amministrazione civile. Una scena simile a Užhorod: dopo la liturgia quaresimale dei Doni Presantificati nella cattedrale greco-cattolica di Mukachevo, i capi ebrei e cristiani si sono uniti alla cena con i seminaristi, e hanno salutato calorosamente l'"ambasciatore" del Santo Padre.  

 

Sono rimasto molto colpito, perché in quelle regioni i rapporti tra le diverse confessioni sono spesso problematici e portano il carico di una storia di conflitti e pregiudizi. D’improvviso, la necessità di accogliere i profughi rende possibile, anzi impone l’ecumenismo concreto della solidarietà: incontrarsi e lavorare insieme per dare una risposta a chi è nel bisogno. Farsi prossimi ai poveri e ai vulnerabili avvicina coloro che li accolgono. Quando ci comportiamo come fratelli e sorelle nei loro confronti, scopriamo inevitabilmente che siamo tutti fratelli, figli del nostro Padre Celeste, figli della nostra Madre. Sembra evidente, ma non dobbiamo solo dirlo - dobbiamo consacrarci a trattarci come fratelli e sorelle.  

 

È questa la buona notizia che i profughi ucraini – angeli senza saperlo – annunciano a coloro che li accolgono: la realtà molto elementare della loro semplice esistenza e il loro bisogno di aiuto riporta tutte le persone coinvolte all'essenziale, e che Dio ci aiuti a non dimenticare.  

 

La profonda verità ci tocca nelle parole di Papa Francesco che nella Evangelii Gaudium, parlando dei poveri, scrive: «La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro». (EG 198). 

 

Questo non accade solo nell'Ucraina occidentale, ma anche dall'altra parte delle frontiere, in Ungheria, Moldavia, Romania, Slovacchia e Polonia, ovunque arrivino coloro che fuggono dopo aver attraversato il confine. Che questa esperienza si consolidi e dia forma a un futuro diverso. "Aiutateci ad essere utili" è la richiesta espressa negli incontri con persone solidali e con le autorità pubbliche a diversi livelli. E utili a chi? A tutti gli eroici angeli che vediamo ascoltare Gesù che dice "Ero straniero e mi avete accolto" (Mt 25,35).  

31 marzo 2022