La speranza è itinerante, il Giubileo dei Rom, Sinti e Camminanti

«Con la vostra presenza ci ricordate che “la speranza è itinerante”», con queste parole Papa Leone XIV ha accolto i pellegrini del Popolo Rom, Sinti e Camminanti

La speranza è itinerante, il Giubileo dei Rom, Sinti e Camminanti

Oltre 3500 pellegrini da tutta Europa e dal mondo, tra cui la maggior parte appartenente al popolo dei Rom, Sinti e Camminanti, sono giunti a Roma il 18 e 19 ottobre 2025.

Nella mattinata di sabato 18 ottobre, è andato in scena il grande evento Giubilare nell’Aula Paolo VI in Vaticano, durante il quale i partecipanti all’udienza hanno animato la sala con musica, danza, canti e momenti di riflessione. 

In apertura, dopo che l’inno Djelem Djelem è risuonato nell’Aula, c’è stato un momento di preghiera e riflessione del Card. Fabio Baggio, Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (DSSUI).

A seguito della lettura di passo della Genesi (18), che ha ispirato il tema dell’evento, il Cardinale ha così concluso: “Rinfranca o Signore il passo di chi è in cammino perché non smarrisca la strada, perché il viaggio sia comunione, accoglienza e condivisione, perché il viaggio porti incontri fruttuosi, nel rispetto delle differenze.”

È poi giunto Papa Leone XIV, accolto dalla canzone a lui dedicata dalla Pastorale Gitana di Granada. Il Santo Padre ha, quindi, letto alcuni passaggi del suo discorso, di cui si riportano due passaggi significativi:

“Oggi ci sentiamo tutti rimessi in cammino dal dono che portate con voi al Papa: la vostra fede forte, la speranza incrollabile in Dio solo, la solida fiducia che non cede alle fatiche di una vita spesso ai margini della società.”

“Voi potete essere testimoni viventi della centralità di queste tre cose: confidare solo in Dio, non attaccarsi ad alcun bene mondano, mostrare una fede esemplare in opere e parole.”

Il Sommo Pontefice si è poi fermato per dialogare con alcuni bambini che hanno posto lui delle domande. Per leggere l’intero discorso e il dialogo con i bambini

Prima di salutare e congedarsi, Leone XIV ha incoronato la scultura della Madonna dei Rom e Sinti con il bambino lì presente e ha impartito la benedizione apostolica.

L’immagine iconografica della stessa Madonna dei Rom e Sinti è stata donata ai presenti all’interno di un sacchetto di stoffa, realizzato dalla sartoria “Gattabuia” dell’istituto penitenziario di Reggio Emilia.

La mattinata è poi proseguita con gruppi di musicisti, poeti e cantanti provenienti da diverse parti d'Europa, tra cui il gruppo Elijah dalla Romania, Nevo Drom dalla Francia e la famiglia Spinelli dall’Italia.

Tra i presenti, anche il sottosegretario del DSSUI, Monsignor Antony Anyemuche Ekpo e l'Arcivescovo Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes. La giornata si è conclusa con il pellegrinaggio alla Porta Santa della Basilica di San Pietro.

Nella mattinata di domenica, i pellegrini rimasti a Roma si sono dati appuntamento presso il Santuario del Divino Amore, per la Messa davanti alla Torre del primo miracolo. A presiedere il rito, il Card. Baggio, accompagnato dal Card. Feroci, Rettore del Santuario e da Mons. Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes. 

«Vogliamo celebrare oggi la nostra esperienza di cammino per le varie parti del mondo, un cammino che continua a ricordare alla Chiesa il suo essere pellegrina», ha esordito il Card. Baggio, che poi nell’omelia ha invitato i partecipanti a «essere protagonisti del cambiamento d'epoca in corso, camminando insieme alle altre persone di buona volontà dei luoghi dove vi trovate, andando oltre la diffidenza reciproca, facendo conoscere la bellezza della vostra cultura, condividendo la fede, la preghiera e il pane frutto di lavoro onesto».

È stato un momento di alta spiritualità e fratellanza, dove le diversità linguistiche e culturali si sono incontrate all’unisono sia nella liturgia che nei momenti di canto e preghiera. Il tutto è culminato nella processione, insieme alla statua della Madonna, presso la Chiesa a cielo aperto dedicata al Beato Ceferino Gimenez Malla, anche conosciuto come “el Pelé", il primo Gitano martire della fede. 

Qui i presenti hanno recitato l’Ave Maria in più lingue e hanno accolto i familiari del Beato Ceferino lì presenti, tra cui una miracolata. Sono poi sfilati in corteo tra suoni di chitarre, violini e balli fino alla spianata ai piedi del nuovo Santuario, per proseguire con il pranzo e una grande festa. 

 

20 ottobre 2025