Il 21 novembre ricorre l'annuale Giornata Mondiale della Pesca che quest'anno risponde al tema “non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”(Lc 5,5). La Giornata è stata istituita nel 1998 con la volontà di rendere omaggio ai pescatori che, con la loro professione, offrono un servizio utile all’intera società. Come di consueto, il Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il Card. Michael Czerny SJ, ha dedicato un Messaggio a tutti i lavoratori del settore.
«Non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti» è la risposta di Pietro all’invito di Gesù a non perdere la speranza; quando il lavoro non ha portato frutti e le forze vengono meno, Gesù chiede agli Apostoli di prendere il largo e calare nuovamente le reti. Con fiducia gli Apostoli obbediscono. Questo, dice il Prefetto, “è ciò che i pescatori fanno ogni giorno. Gettano le reti con speranza”. Il Cardinale sollecita pescatori e marittimi a mantenere salda la fede nonostante le difficoltà cui devono far fronte: precarietà, mancanza di garanzie, lontananza dalla famiglia.
Il Prefetto ricorda che a bordo dei pescherecci i membri dell'equipaggio sono costretti a rimanere per diversi mesi “vivendo in spazi ridotti e scomodi, lontani dalle loro famiglie e con orari di lavoro che spesso superano i limiti previsti dalla legge. Molti di loro sono migranti, che in alcuni casi vengono assunti con condizioni discriminatorie”. È importante, dice, non dimenticare “che dietro ogni pescato c'è una vita, una famiglia, una chiamata allo sviluppo integrale”. Per questo, chiede che vengano adottate politiche e leggi a tutela dei loro diritti promuovendo la partecipazione attiva dei lavoratori alle decisioni che li riguardano.
Nel decimo anniversario dell’Enciclica Laudato si’ il Prefetto ricorda la necessità di garantire un’adeguata cura dei mari e degli oceani, parte della nostra "casa comune" e dell'equilibrio ecologico globale. Citando il Documento, fa riferimento ai “metodi di pesca distruttivi e alle loro conseguenze disastrose” che inevitabilmente collegano “la crisi degli oceani alle ingiuste condizioni di lavoro nell’industria della pesca, alla tratta di esseri umani e all’impatto sulle comunità costiere impoverite”.
Nel quadro di una realtà difficile come quella di chi opra nel mare, il Prefetto riconosce con gratitudine il prezioso ruolo ricoperto dalla Chiesa che attraverso l’Opera dell'Apostolato del Mare si fa prossima ai lavoratori: “Nelle parrocchie costiere e nei porti, i cappellani e i volontari accompagnano coloro che sopportano lunghe assenze dalle loro famiglie, condizioni di lavoro pericolose e dure giornate in mare, diventando anche portavoce della loro dignità. Grazie per questo servizio!”.